Non è un termine che conosco tutti e non tutti ne hanno sentito parlare. Ma è molto ricorrente nella Procreazione Medicalmente Assistita. Se anche voi vi siete rivolti ad un centro specializzato per realizzare il sogno di una gravidanza, vi sarà sicuramente utile leggere di cosa si tratta e perché se ne parla con tanta attenzione.
Una blastocisti è un embrione con una struttura cellulare complessa costituita da circa 200 cellule. Questa struttura cellulare si differenzia in due aree: la massa cellulare interna (ICM) che darà origine al feto e uno strato di cellule esterno chiamato trofoectoderma (TE), che darà origine a tessuti extraembrionali (placenta e membrane amniotiche). Proprio una valutazione della morfologia dell’ICM, del TE e del grado di espansione del blastocele (la cavità interna) consentirà all’embriologo di classificarne la qualità.
DALLO ZIGOTE ALLA BLASTOCISTI
Per avere un’idea più concreta della blastocisti, bisogna capire come si sviluppa.
In un processo di fecondazione assistita, l’incontro tra il gamete maschile (spermatozoo) e il gamete femminile (ovocita o cellula uovo), avviene in laboratorio (FIVET o ICSI). L’inseminazione della cellula uovo avviene il giorno stesso del Pick Up Ovocitario, considerato dagli operatori come giorno 0 (zero).
ZIGOTE: da questo momento, dopo circa 19-20 h (giorno +1), l’embriologo controllerà l’avvenuta fecondazione, ovvero la presenza, all’interno della cellula uovo di due pronuclei (uno maschile e uno femminile), se presenti la cellula uovo prenderà il nome di ZIGOTE, e avrà un patrimonio genetico che è il risultato della fusione di quello maschile e di quello femminile.
EMBRIONE: lo zigote inizia un iter di divisione cellulare molto preciso, che portano alla formazione dell’embrione: nelle ore successive ogni giornata di sviluppo è caratterizzata da un certo numero di cellule (blastomeri) distinte e ben visibili:
MORULA: al 4° giorno di sviluppo (circa 96 ore dopo) le cellule iniziano a compattarsi e non è più possibile distinguerle o contarle;
BLASTOCISTI: dopo 5-6 giorni dalla fecondazione, si osserva la blastocisti, lo stadio embrionale più avanzato. Numerose piccole cellule che si dispongono in maniera periferica rispetto ad una cavità centrale ripiena di liquido chiamato blastocele. In un concepimento naturale è in questa fase che avviene l’attecchimento, ovvero l’impianto all’interno dell’utero.
TRANSFER DI UNA BLASTOCISTI: È il momento più atteso.
La scelta di quando procedere dipende da numerose valutazioni che riguardano, oltre la qualità embrionale, anche l’età della paziente, la diagnosi di infertilità e tutta la storia clinica della coppia, compresi eventuali fallimenti precedenti.
Gli embrioni possono essere trasferiti già dopo 2-3 giorni dalla fecondazione ma un embrione che in coltura è arrivato allo stadio di blastocisti fa presupporre migliori potenzialità di impianto e di conseguenza maggiori possibilità di successo. Per questo motivo è possibile eseguire il trasferimento anche di una sola blastocisti evitando i rischi e le complicanze di una gravidanza gemellare.
Tuttavia le percentuali di gravidanza anche in questo caso non sono al 100% e questo va sottolineato. Di ciascuna blastocisti l’embriologo può valutare l’aspetto "estetico", ma non quello funzionale. Può capitare, infatti, che una volta eseguito il transfer, la blastocisti non riesca a proseguire il suo sviluppo. Inoltre, non è detto che tutti gli embrioni arrivino allo stadio di blastocisti (solo il 35-40% raggiungono questo sviluppo) e quindi in alcuni casi potrebbe essere necessario procedere al transfer negli stadi precedenti di sviluppo. Questo capita ad esempio quando si recuperano pochi ovociti e/o si sviluppino pochi embrioni, o nel caso in cui si presenta una ridotta qualità degli ovociti recuperati (es. endometriosi) e, con l’idea di riportare l’embrione corrispondente nel suo ambiente fisiologico, si trasferisce precocemente.
Il trasferimento allo stadio di blastocisti va preferito anche laddove si siano avuti precedenti di fallimento di pma, aborti ricorrenti o gravidanze biochimiche o la coppia decida di procedere ad indagini genetiche preimpianto: nella PGT-A le cellule del TE vengono sottoposte a biopsia e vengono analizzate mediante sequenziamento di prossima generazione (NGS) per effettuare una selezione di quegli embrioni privi di alterazioni cromosomiche che segneranno chiaramente la qualità dell’embrione e le sue opzioni per l’impianto e la gravidanza.
Trasferire il quinto/sesto giorno potrebbe creare le condizioni favorevoli per l'attecchimento e l’annidamento dell'embrione nell'endometrio. Questo processo aumenta le probabilità di successo del trattamento del 10-15%. Le blastocisti congelate tramite vitrificazione, conservano buone prospettive di sviluppo futuro allo scongelamento.
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