Poliabortività: Cause, Cosa Fare, Soluzioni.

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Oggi affrontiamo un argomento caro a tante coppie, più di quelle che pensate!
La prima cosa da sapere quando perdete un bambino entro la ventesima settimana di gravidanza è che NON siete soli.

Attualmente si stima che circa il 15% delle coppie va incontro ad aborto spontaneo. E sì: È giusto parlare di coppie e non soltanto di donne.
La perdita di una gravidanza accertata, soprattutto se ricercata da qualche tempo, come nel caso dei "Pazienti PMA" è un momento di lutto condiviso. Entrambi i partner ne sono scossi e profondamente dispiaciuti.

Poliabortività: Quali sono le cause e le terapie.

Innanzitutto si parla di poliabortività o di aborti ripetuti, dopo tre o più interruzioni spontanee della gravidanza, entro la ventesima settimana di gestazione e quando il feto presenta un peso inferiore ai 500 g.
Nella maggior parte dei casi le coppie che subiscono un aborto spontaneo, riescono a portare tranquillamente a termine le gravidanze successive. In una più piccola percentuale di casi (circa il 2-5 %), l’evento abortivo si ripete.
La coppia che vive questa situazione è molto spesso devastata dalla tristezza e dalla frustrazione. Diventa difficile parlarne, e chiedere aiuto.
Gli esperti di ginecologia ed ostetricia al contrario, insistono sulla necessità di rivolgersi agli specialisti del settore, perché nella buona parte dei casi, è possibile individuare delle cause e porre eventualmente rimedio.

CAUSE PIÙ COMUNI DI POLIABORTIVITÀ
La poliabortività può essere determinata da più fattori, nella maggioranza dei casi gli aborti spontanei sono provocati da anomalie genetiche dell’embrione. Di solito si tratta di mutazioni casuali: è raro che si ripetano, ma non è da escludere. Quando la perdita del feto è ricorrente occorre indagarne la causa. Non sempre è identificabile, tuttavia, queste sono le più comuni:

  • Anomalie genetiche: Anomalie nel corredo cromosomico della coppia, come una traslocazione o altre;
  • Gravi malformazioni del feto che possono essere così critiche da non essere compatibili con la vita;
  • Anomalie della cavità uterina: come la presenza di un utero setto, malformazione congenita che può essere incompatibile con l’attecchimento e/o lo sviluppo dell’embrione.
  • Un’altra causa è la trombofilia, derivante da uno squilibrio dei fattori responsabili della coagulazioneche e comporta una predisposizione alle trombosi venose profonde, che a livello placentare possono indurre alla perdita del bambino.
  • Entrano in gioco anche altre cause materne, come infezioni gravi, malattie del sistema endocrino (Le donne affette da ipotiroidismo hanno un rischio maggiore di avere aborti ricorrenti); da non trascurare neppure l’iperprolattinemia, o la scarsa produzione di progesterone ed il diabete (che può indurre malformazioni fetali incompatibili con la vita).
  • Malattie autoimmuni o alloimmunità: le cellule fetali possono essere individuate dal sistema immunitario materno come estranee e dunque essere rifiutate dall’organismo.
  • Cause legate all’uomo, come, per esempio, la sua età, soprattutto quando ha più di 45-50 anni.
  • Altri importanti fattori di rischio per il proseguo di una corretta gravidanza riguardano l’età della futura mamma: C’è una maggiore incidenza di anomalie cromosomiche dopo i 35 anni ed ancora di più dopo i 40, le percentuali di aborto ricorrente aumentano significativamente;
  • Il fumo di sigaretta può interferire sullo sviluppo dell’embrione direttamente ed indirettamente attraverso la riduzione di produzione di progesterone.
  • Alcuni studi hanno evidenziato come il consumo di alcool seppur in quantità moderate e più di tre caffè al giorno siano correlati ad aborti spontanei.

COSA FARE IN SEGUITO AD UNO O PIÙ ABORTI RIPETUTI?
La cosa principale è NON ABBATTERSI!
Rivolgetevi ad uno specialista di fiducia. Insieme inizierete una serie di indagini seguendo un approccio multidisciplinare, personalizzato, al fine di ottenere uno sguardo d'insieme più completo possibile. Saranno effettuati diversi test per cercare di determinare la causa: studi di cariotipo su entrambi (studia il numero di cromosomi dei genitori rilevando possibili alterazioni), test di imaging alla donna (per esaminare la morfologia e la integrità della cavità uterina), studio della trombofilia, analisi ormonale nella donna, analisi del seme dell’uomo e studio immunologico. La ricerca delle possibili cause richiederà la collaborazione di diverse figure, oltre a quella del Ginecologo, come il Genetista, l'Andrologo, l'Endocrinologo, l'Ematologo, il Diabetologo ed il Gastroenterologo.
Il ricorso alla riproduzione assistita può ridurre la possibilità di aborti ripetuti durante la gravidanza mediante la diagnosi genetica preimpianto, che permette di studiare il patrimonio genetico degli embrioni prima dell’impianto, e di selezionare gli embrioni più sani e privi di alterazioni cromosomiche e/o genetiche. Poiché questa tecnica aiuta a prevenire la trasmissione di malattie genetiche o alterazioni cromosomiche agli embrioni, il tasso di aborti nel primo trimestre di gravidanza diminuisce considerevolmente.
Un’altra possibilità offerta dalle tecniche di procreazione medicalmente assistita è il ricorso all’ovodonazione, che è la tecnica che utilizza gli ovuli provenienti da una donatrice anonima per creare embrioni di qualità ottimale. Può essere una tecnica utile per le coppie che possono trasmettere malattie genetiche agli embrioni.

Ma è importante tenere bene a mente che ogni coppia ha una propria storia clinica e le tecniche di PMA possono aiutare a ridurre la probabilità di aborto spontaneo per cause cromosomiche o genetiche, ma non nel caso di malattie materne o malformazioni uterine.
Pertanto, lo studio multidisciplinare dei pazienti è fondamentale. 


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