Sapevi che gennaio è il mese internazionalmente dedicato alla prevenzione del tumore al collo dell’utero??

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Se hai tra i 35 e i 50 anni, rientri in quella fascia di donne generalmente più colpita da questo tipo di tumore.
Dedica pochi minuti alla lettura di quest’articolo per capire come prevenirlo e quali sono i programmi di screening che ci consentono, ad oggi, di ridurre fortemente l’incidenza del tumore della cervice uterina e la relativa mortalità.

In Italia, il carcinoma della cervice uterina rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età. La principale causa responsabile di questo tumore è l’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV), in particolare di tipo 16 e 18 che si trasmette durante i rapporti sessuali.
I progressi della ricerca e delle tecniche diagnostiche (in particolare lo sviluppo di test molecolari) hanno reso disponibili altri metodi di screening, come l’HPV DNA test, che permette di rilevare la presenza di DNA di ceppi di HPV ad alto-medio rischio, prima ancora che le cellule del collo dell’utero presentino alterazioni riscontrabili con il Pap-test.

L’esame dell’HPV DNA test (o più semplicemente HPV test) è da ripetersi ogni 5 anni per le donne di età compresa tra i 30 e i 65 anni, mentre per le donne tra i 25 e i 29 anni è consigliato ripetere il Pap-test ogni 3 anni. Non è raccomandato eseguire il Pap-test prima dei 25 anni. Le infezioni da Papillomavirus sono infatti più frequenti nelle fasce di età più giovani, ma nella quasi totalità dei casi regrediscono spontaneamente. Sottoporsi all'esame precocemente, dunque, esporrebbe le donne giovanissime a controlli di secondo livello e al possibile riscontro e successivo trattamento di lesioni che sarebbero regredite spontaneamente.
Lo screening è raccomandato fino ai 65 anni. Oltre questa età, se tutti i Pap-test precedenti sono sempre stati negativi, la scelta di eseguirlo è personale perché il rischio di sviluppare un tumore del collo dell’utero si abbassa considerevolmente.
L’80% delle donne contrae l’infezione da HPV nel corso della propria vita. Nella maggior parte dei casi il virus viene eliminato dall’organismo, l’infezione è quindi temporanea e tende a regredire spontaneamente in 1-2 anni, senza causare lesioni uterine (cosiddette precancerose).
In una più piccola percentuale di donne l'infezione diventa persistente. Il processo tumorale è in genere lento: sono necessari circa 10-15 anni prima che l’infezione da HPV, una volta instauratasi, porti allo sviluppo del cancro. Nelle donne che si sottopongono regolarmente ai controlli, si ha quindi il tempo necessario per rilevare l’infezione e diagnosticare eventuali lesioni precancerose che, se non trattate, potrebbero evolvere verso un tumore invasivo.

Perché è importante aderire allo screening?
Perché se si effettua regolarmente lo screening con il Pap-test o con l’HPV-test il tumore della cervice uterina può essere diagnosticato in fase molto iniziale o addirittura precancerosa. In questo modo e in base ai risultati dei test, il medico sarà in grado di stabilire quanto aggressiva rischia di essere una eventuale alterazione pre-cancerosa e decidere con più efficacia la strategia di intervento.

Che cos’è il Pap-test
È un esame indolore che viene eseguito con le stesse modalità di una visita ginecologica. Viene inserito uno speculum, per dilatare leggermente le pareti vaginali (probabilmente la parte più "antipatica" dell’esame), e successivamente si procede al prelievo delle cellule poste sulla superficie del collo dell’utero e del canale cervicale, mediante una spatola e uno spazzolino. Il materiale prelevato viene poi fissato su un vetrino e inviato in laboratorio per valutare la presenza di cellule anomale.

Pap-test positivo, cosa fare?
Se il Pap-test risulta positivo, la paziente viene sottoposta a un esame di secondo livello, la colposcopia, che consente, mediante uno strumento particolare e l’utilizzo di specifiche colorazioni, una visione ingrandita del collo dell’utero e delle eventuali lesioni rilevate con il test di screening. Nel caso in cui l’esame colposcopico evidenzi la presenza di aree anomale, si procede a una biopsia. Se la lesione precancerosa viene confermata, la si asporta con procedure micro-chirurgiche eseguite ambulatorialmente e in anestesia locale. Non tutte le lesioni pretumorali necessitano del trattamento. Le lesioni di basso grado, infatti, hanno un’alta probabilità di regredire spontaneamente. È per questo, soprattutto nelle pazienti giovanissime, che generalmente si preferisce monitorarle nel tempo anziché intervenire. Questa condotta, definita di attesa, serve a evitare interventi invasivi che si potrebbero dimostrare inutili. Nel caso in cui, invece, la lesione di basso grado persista, o sia riscontrata una lesione di alto grado confermata anche all’esame istologico, è raccomandata l'asportazione.

Che cos’è l'HPV test
L’HPV test è un test molecolare che ricerca il DNA dei ceppi di Papillomavirus ad alto rischio oncogeno e quindi più frequentemente associati allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. La metodica dell’esame è la stessa del Pap-test.

Che cosa succede se è l’HPV test è positivo
La positività all'HPV test NON corrisponde a una diagnosi di tumore!
È un segnale che sono necessari ulteriori accertamenti. Il materiale prelevato per l’HPV test viene infatti esaminato anche al microscopio. Se questo esame evidenzia la presenza di alterazioni a carico delle cellule, si procede con la colposcopia. Nel caso in cui invece non evidenziasse nessuna atipia, la paziente ripeterà l’HPV test a un anno di distanza.
In definitiva, dunque, aderire allo screening aumenta notevolmente le probabilità di individuare un tumore a uno stadio di sviluppo molto precoce e quindi di intervenire con i trattamenti adeguati caso per caso.

Se ho fatto il vaccino contro l’HPV devo comunque aderire allo screening?
È raccomandato a tutte le donne che si siano sottoposte a vaccinazione anti HPV di aderire ugualmente allo screening. Sono stati identificati circa 200 ceppi differenti di HPV, e i vaccini attualmente presenti in commercio offrono la protezione solo contro 9 ceppi, che sono quelli considerati ad alto rischio perché più frequentemente associati all’insorgenza del tumore. Non è escluso però che un ceppo classificato come a basso rischio possa instaurare una infezione persistente e così portare allo sviluppo di lesioni precancerose o di un cancro invasivo. Quindi vaccinarsi diminuisce il rischio di ammalarsi ma non lo annulla del tutto.

Rivolgiti sempre al tuo medico per ulteriori chiarimenti!


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